INTRODUZIONE TECNICA DEL REGISTA FRANCESCO CIOCCA
Il mio ruolo nella realizzazione del mediometraggio "Dyd e la donna che
visse due volte" è stato essenzialmente quello di volontario esterno
e di tecnico.
Nell'esporre in cosa consista il fondamentale rapporto tra un educatore interno
all'istituto e un volontario esterno, quest'ultimo con competenze tecniche,
si potrebbe parlare di una vera e propria logica del compromesso. Mentre io
ero più attento a tenere d'occhio il film nel suo complesso senza mai
perdere di vista la sua reale fruibilità da parte di un pubblico esterno
all'istituto, vi era chi ,conoscendo bene "i ragazzi" come l'educatore
che con me ha seguito il progetto, era invece più portato ad accettare
lungaggini e pesantezze che sarebbero risultate eccessive per l'andamento narrativo
del film. Ad esempio questa logica del compromesso a portato il film a durare
38 minuti una durata di compromesso appunto: io, nonostante i quattro anni di
impegno, avrei preferito che il film durasse almeno 10-15 minuti in meno rispetto
agli attuali 38, ma d'altra parte ben capivo le ragioni di chi spingeva per
portarlo ad un ora di proiezione.
Il film è stato realizzato in assoluta economia, tutte le apparecchiature
e i materiali di scena erano di proprietà di chi li metteva a disposizione.
I mezzi tecnici erano di basso profilo e possiamo dirci fortunati ad aver potuto
effettuare il montaggio audio e video con l'ausilio di computer, infatti questa
possibilità non era neanche ipotizzabile quando partì il progetto
ma si è poi resa possibile con l'imprevista disponibilità di tale
mezzo di montaggio anche in ambito non professionale. Il costo del film è
stato quindi limitato all'acquisto delle videocassette e di alcuni cd-rom.
Tra le curiosità tecniche sono sicuramente da segnalare l'utilizzo delle
sedie a rotelle dell'istituto come carrelli improvvisati su cui far scorrere
la telecamera e il saltuario uso di auricolari per impartire istruzioni al personaggio
in scena, metodo quest'ultimo mutuato direttamente dalle telenovele brasiliane.
Per la realizzazione visiva di un film in cui gli interpreti hanno difficolta
nell'esprimersi a parole abbiamo scelto di ispirarci al cinema muto privilegiando
le scene d'azione. Gli stessi ragazzi mostravano di gradire maggiormente le
scene dinamiche, mentre non si trovavano troppo a loro agio in scene eccessivamente
statiche, pur dimostrando un costante entusiasmo per il "film" e regalandoci
delle soddisfazioni nella realizzazione delle parti parlate.
Abbiamo anche scelto di utilizzare l'espediente narrativo di un voce fuori campo
per poter meglio legare le scene del film e migliorarne la comprensibilità.
Tutto ciò è stato opportuno per due motivi che non abbiamo mai
perso di vista mentre si procedeva nella realizzazione dell'opera: il soggetto
era ambizioso, non è certo semplice portare Dylan Dog al di fuori del
fumetto, ed inoltre sapevamo di avere un bacino di utenza molto variegato come
scuole, istituti, operatori del settore per arrivare infine alla gente comune,
e di tutti questi non molti erano reali conoscitori di DD e del suo mondo.
Fondamentale anche in un opera di questo tipo la scelta delle musiche pensate
in anch'esse in chiave narrativa e non seguendo il semplice gusto personale
e la possibilità di inserire qualche effetto speciale che il tema "fantastico"
del film richiedeva.
Dyd e la donna che visse due volte
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